La fascia verde sul monte - Di vedetta
Cerco un
momento di serenità e silenzio per potermi fermare e pensare al luogo più
significativo e impressionante della mia infanzia, un posto che riflettendoci
costituisce per me l’ideale.. un posto utopico, magico, magari scorto per caso,
legato a ricordi e dolci momenti.
Chiudo
gli occhi, il mondo rallenta, il tempo si ferma e mi trovo là.. Pesco nei
ricordi quel giorno in cui i miei decisero di trascorrere una serena giornata
in famiglia in un posto fuori città.
Capitava
sempre che in queste circostanze non si sapesse dove andare per far contenti
tutti, i miei genitori, me e mia sorella. Sono certa che da poco mi avessero
raccontato di quando mio padre da ragazzo era stato mandato da mia nonna, su
consiglio del prete del quartiere, a fare volontariato a Tuscania, subito dopo
il terremoto che afflisse questo gioiello di cittadina. Sarebbe stata un’esperienza
importante e formativa, le disse il prete, per fuggire dai semplici problemi
quotidiani, per capire che ci sono drammi più grandi dei tuo al mondo e che fa
bene all’animo aiutare la gente. Mio padre appena sedicenne andò e si portò
dietro il fratellino, mio zio (mentalità d’altri tempi..).
Forse,
ripensando a questo racconto, a mio padre venne in mente quel giorno di
portarsi moglie e figlie in quel posto dove aveva aiutato da ragazzo. Era una
bella giornata, forse un giorno di festa, magari una domenica, mio padre lavora
tutti i giorni..doveva essere una domenica.
Onestamente
ricordo che andai un po’ scettica: in miei genitori sono amanti di architettura,
d’arte.. ora posso dire di trovarmi in linea con queste passioni, ma per una
bambina finiva sempre in scampagnate lunghe in cui facevano male i piedi o in
posti dove bisognava stare in silenzio e composti.. Insomma tutto bello, ma un
po’ mi annoiavo alla fine.
Quel giorno
però fu diverso..
Tuscania,
per inquadrare un po’ il luogo, è un comune di poco più di 8000 abitanti della
provincia di Viterbo, che come tipico di questa zona sorge su dei promontori di
roccia tufacea, posti tra i fiumi Marta
e Capecchio. Da qui, posta in alto, si permetteva il controllo di tutta la zona
circostante. In origine nato come assemblaggio di piccoli villaggi etruschi e
poi diventato punto di controllo di scambi commerciali importanti, Tuscania
appare un piccolo gioiello ricco di storia.
Tornando
al primo ricordo che ho di questo luogo, ho memoria del fatto che facemmo una
passeggiata nella Tuscania Vecchia e un percorso tra le rocce tufacee con degli
affreschi che costeggiava le mura. D’un tratto, attraverso una porta, vedemmo una
fontana in un giardino, e dietro paesaggio in lontananza.. sembrava il limite
di qualcosa.. ed effettivamente era così: oltrepassando quella porta si aveva
accesso ad un giardino, una fascia verde che costeggiava la cinta muraria della
Vecchia Tuscania e da lì, in alto, si apriva una vista mozzafiato: si vedevano
i ruderi della parte più antica della città, la campagna aperta, credo
all’orizzonte si scorgesse anche la linea luccicante del mare …
Era
bellissimo, suggestivo e significativo per i miei occhi da bambina..
E non
era tutto semplicemente a vista, ma si aveva un profondo senso di continuità!
Erano stati da poco fatti degli interventi di riqualificazione ad una torretta
della cinta muraria, che era tutta affrescata al suo interno.. Con l’intervento
si consentiva il collegamento diretto dal sottostante parcheggio al giardino. Una
volta saliti in cima ci si immetteva in un percorso che costeggiava le mura
tufacee per tutta la lunghezza della fascia verde. Il sentiero proseguiva poi
oltre per un lungo tratto in discesa fino a connettersi con la parte vecchia della città, in
lontananza.. Da lì la campagna e i ruderi si compenetravano.. era tutto in
continuità, tutto armonicamente collegato.
E non
finisce qui il fascino che mi suscitava questo posto: ero bambina e nel parco
vedevo ovviamente un posto dove poter giocare, io e mia sorella.
Vi era
nel parco un ridisegno della continuità prima descritta nella percezione del
paesaggio.. Ci stavano più sentieri che lo attraversavano, dei percorsi per
evitare logicamente di calpestare troppo l’erba e tutti si riconnettevano nei
punti dove c’era qualcosa su cui potersi soffermare..
Vi era
una grande fontana, quella che vidi dalla porta prima di entrare. Se realmente
fosse grande, sinceramente, non lo so..io me la ricordo grande..molto semplice,
grigia, in peperino credo o se non altro in pietra, tipo quelle di Viterbo. Mi
sembrava tutto molto familiare lì infatti, mi sentivo a mio agio. Ricordo che
dentro la fontana ci stavano dei pesciolini rossi..di quelli grossetti, di
solito ci stanno sempre nelle fontane o nei laghetti dei parchi.. Ora che ci
penso questa cosa mi fa pensare a mia nonna, sempre quella che aveva mandato
papà a fare volontariato, perché quando mi portava a fare le passeggiate al
parco aveva sempre dietro qualcosa per farmi fare merenda, tipo i crachers, e
quando trovavamo i pesciolini o qualche oca (ci sta un parco a Viterbo dove
stanno delle oche, me le ricordo pure cattive), mia nonna mi dava sempre un
quadratino da sbriciolare e dare ai pesciolini. Evidentemente questa cosa è
successa pure lì a Tuscania, sono quasi certa.. Ricordo inoltre che la fontana
mandava un po’ di schizzi sul sentiero, che quando ci passavi vicino dovevi
stare un po’ attento e evitare di passare nel raggio dello schizzo.. Ah ora ricordo! Ho immagini del posto come se
le vedessi in velocità, un po’ come se corressi: in effetti in quel periodo mi regalarono
un monopattino, il nonno mi pare, e quei sentieri ben curati, piastrellati,
lisci erano l’ideale per scorrazzarci con il monopattino. E ogni volta che
tornavamo a fare una passeggiata da quelle parti costringevo i miei a portare
il monopattino così da poterlo usare. Inoltre credo ne avessimo solo uno: io
sono più grande di mia sorella e lo avevano regalato solo a me, perché lei era
troppo piccola per giocarci.. mi ricordo però che questa cosa non le andava giù
e quindi ogni tanto dovevo fermarmi e farci giocare lei, sinceramente una gran
seccatura.. Sicuramente la mamma poi le stava dietro con attenzione preoccupata..non
si sa bene per cosa, perché come detto, era tutto molto sicuro.. ma ripeto,
questo è quello che ricordo io. Però insomma lì potevo giocare, mi ricordo i
sinuosi percorsi del parco attraversati velocemente con il monopattino e dei
punti qui è lì dove mi ero fermata per dare il cambio a mia sorella.
Un altro
punto centrale del parco era una cavea, composta da pochi gradoni in realtà, su
cui la gente si metteva a chiacchierare e al centro ci stavano sempre dei
bambini piccoli a giocare sotto la stretta sorveglianza dei genitori lì seduti.
In verità per quanto fosse carina non mi ci ero mai soffermata troppo, perché
normalmente ci stava sempre molta gente, anche i miei genitori si sedevano là
quando volevano fermarsi, mentre io preferivo gironzolare in pace e vedere cosa
ci stava intorno..
Ricordo
nettamente che ci stava un gran profumo di piante e fiori, dava idea di essere
un posto sereno, sano, naturale, familiare.
Era ben
curato, estremamente pulito..
Nel
giardino tornammo moltissime volte, mi piaceva tanto e ad ogni occasione,
magari la domenica oppure dei giorni di festa, chiedevo di poter passare per
là..
Una
volta di queste andammo a fare una passeggiata in tarda mattinata, e ci
fermammo a pranzo in una trattoria che si trovava appena fuori dal giardino..
Sembra sciocco descrivere questa cosa, ma credo fosse la prima volta che
mangiai un dolce con il caramello, perché nonostante siano passati molti anni
mi ricordo perfettamente che avevo preso un dolce gelato che sopra aveva tutti
fili di caramello solidificato: sembrava una scultura, mi dispiaceva mangiarlo!
E sono certa lo avessi ordinato proprio per provare il caramello che non
conoscevo.. Dopo aver pranzato ce ne andammo al mio adorato parco a fare una
passeggiata “pe smaltì”, dicevamo scherzando quando uscivamo la domenica
pomeriggio.
Mi
ricordo che rimanevamo fino al tramonto ogni volta, giusto in tempo per vedere l’incredibile
spettacolo del parco colorarsi di un tono arancio.. Anche tutto il paesaggio e
le rocce tufacee delle mura e dei ruderi in lontananza diventavano luminosi e
suggestivi, era come essere in un dipinto, dove tutte le cose erano più belle,
illuminate e sfumate. Ogni colore era più caldo e ogni ombra era più
intrigante, me lo ricordo proprio così, come fosse ieri..e il volto della mamma
contro luce, che guarda verso l’orizzonte, e papà con i suoi baffoni che mi
sorride e cerca di farle qualche foto..
Mi sento
commossa a ricordare, mi sorprende pensare a quanto mi piacesse, a quanto tempo
è che non ci torno, a quanto pur essendo piccola mi avesse colpito tantissimo..
Un posto bello ed
impressionante, il luogo ideale per me.Dopo aver ripescato nella mia memoria questo luogo fantastico, ho provato ad adattare i temi forti che lo distinguono all'area di studio che ho scelto.
Mi sono resa conto che, anche se in scala molto diversa, la mia scelta dell'area è stata molto condizionata sin da subito dalla mia propensione a caratteristiche riconducibili al luogo del mio imprinting...posso dire che in fondo sono sempre stata inconsciamente guidata da una mia ispirazione di fondo, che nasce da quando ero bambina...impressionante!
Questo mi stimola a pensare sia alle caratteristiche comuni, sia a come si può adattare e sfruttare queste caratteristiche per fare un buon progetto.
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